Giornalisti, Editori, e Tecnologia. Ma prima un Modello Sociale!

I trend tecnologici rappresentano ancora il faro all’orizzonte per un’industria che forse potrà continuare a finanziare il giornalismo (in perdita) se riuscirà a spostare il focus del business sulla tecnologia. Dovrà però smetterla di ragionare in termini di prodotto e cominciare a farlo in termini di servizio: se c’è ancora spazio per “fare soldi”, risiede nelle piattaforme di abilitazione. Il binomio fra trend tecnologici e nuove forme di monetizzazione dell’esperienza dei lettori rappresenta il futuro immediato.

Se l’Esperienza è buona, tra noi e il nostro “lettore” può crearsi Empatia. Parente stretto dell’empatia (e molto legato anche all’esperienza) è l’Engagement […]. E per creare engagement, bisogna suscitare Emozioni. […]. Di costruire “emozioni intorno al brand” ha parlato Mary Walter-Brown, publisher del Voice of San Diego […].

[…] c’è ancora spazio per il giornalismo? La risposta è ovviamente sì, altrimenti cadremmo nel paradosso di una società basata sull’informazione costante che però prosciuga le sorgenti di questa informazione. Però non c’è nessuna evidenza che il giornalismo debba ancora restare legato all’editoria, anzi semmai comincia a esserci qualche evidenza del contrario […].

Avete presente Torrent? Il file sharing via browser che bypassa i server? Beh anche nell’ambito dell’informazione si arriverà presto a uno scenario del genere, allo scambio one – to – one. […] È certo che andiamo verso un mondo nel quale trionfa il rapporto diretto tra individui – o comunità di individui – rispetto al ruolo del fornitore del servizio, con un rovesciamento dei ruoli […].

Questo e tanto altro ha riportato Andrea Iannuzzi dalla conferenza dell’Online News Association tenutasi nei giorni scorsi a Los Angeles.

La strada, quindi, sembra essere quella di un giornalismo di servizio non necessariamente legato all’Editore e basato, oltre che su nuove soluzioni tecnologiche, soprattutto sul rapporto fiduciario che va ricostruito tra giornalista e lettore, cioè tra cittadini. Certo, si tratta di capire come rendere redditizio questo gioco (senza troppe illusioni, però: come osserva Antonio Rossano, in Italia è strutturalmente utopico che una industria editoriale possa avere il successo del New York Times); sono però convinto che nessun modello di business funzionerà se non sarà stato prima rifondato un modello sociale.

Il giornalista, nell’esercizio del suo ruolo sociale, deve a mio avviso essere l’attore principale di questa rifondazione (il modello sociale su cosa deve basarsi se non sulla fiducia?). Soprattutto ora che la figura ingombrante dell’Editore sta diventando marginale (lo ha detto anche Alberto Puliafito a #digit15).

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