C’è un passo del mio lavoro di ricerca che, riletto oggi, potrebbe suonare davvero male. Si tratta dell’introduzione del capitolo in cui cercavo di spiegare cosa intendevo (e intendo tuttora, per quanto in quattro anni ho maturato qualche altra idea) per “Informazione di Qualità”.
La definizione proposta è: l’informazione si definisce di Qualità se la somma dei punteggi assegnati ad uno specifico set di attributi, opportunamente pesati, supera un’assegnata soglia. L’attuazione del Modello dovrebbe, quindi, prevedere un meccanismo di rating che, assegnando i punteggi ai singoli attributi e stabilendo, così, se il Contenuto Online è di qualità, ne decreterebbe automaticamente l’idoneità all’accesso al finanziamento ovvero lo stato di “acquistabile online” con il microcredito giornaliero concesso dallo Stato ad ogni Cittadino.
Dopo la definizione, il “passo critico” arriva qualche riga più avanti, sul meccanismo di rating:
…non essendo possibile valutare la qualità di ogni singola Unità Informativa in tempo reale nel momento in cui viene messa in vendita dalla Testata, si ipotizza l’implementazione di un rating periodico (ad esempio su base mensile o trimestrale) delle Testate (o di sezioni di esse). Il risultato del rating periodico stabilirebbe che, per il mese o per il trimestre di validità dello stesso, gli articoli prodotti e messi in vendita dalla data Testata Giornalistica Online, sono di Qualità (nel senso che verrà chiarito nei prossimi Paragrafi) e, quindi, possono essere acquistati dai Cittadini con il microcredito concesso dallo Stato.
Ogni segnalazione dei Cittadini di Contenuti non di Qualità (il criterio di rating è open e, quindi, utilizzabile da ciascun lettore per una valutazione soggettiva), vagliati da un organismo creato ad hoc, potrebbe poi generare delle sanzioni (divieto di accesso al finanziamento previsto dal Modello Fotovoltaico, pagamento di multe, risarcimenti ai Cittadini, etc) per le Testate responsabili della pubblicazione di Contenuti non di Qualità.
Per quanto quelli che avevo individuato fossero degli attributi molto neutri e oggettivi (nel senso che la loro valutazione non prevede alcun giudizio personale sul merito del contenuto: Tipologia del contenuto, Professionalità, Pluralismo, Accessibilità, Pubblicità, Interoperabilità e Completezza, i sette attributi per l’appunto, quelli sono, c’è poco da inventare), evidentemente non mi ero reso conto di quanto pericoloso fosse buttare dentro il ragionamento e, peggio ancora, in un libro sul giornalismo, un fantomatico “organismo creato ad hoc”. Se mi fossi trovato a scrivere questo passo oggi sicuramente sarei stato più attento.
Dovevo togliermi questo peso (e così prendermi anche un impegno).
L’occasione è stata la prima pagina de “il Fatto Quotidiano” di oggi in cui Marco Travaglio, con lo stesso paternalismo che si sarebbe potuto attribuire a me quattro anni fa (un po’ a ragione, un po’ a torto) quando prevedevo “l’organismo” di valutazione di qualità dei contenuti e con le stesse sicurezze che la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini ostenta nel parlare del progetto #BastaBufale, presenta il servizio “Vero o Falso” (Ogni giorno un fatto in più e una bugia in meno per “votare informati”, si legge).
Una riflessione.
Si leggeva così su Valigia Blu un paio di mesi fa:
L’aspetto più ironico di tutto questo è che la comunità che è rimasta nella piattaforma maggiormente aderente alla realtà (il Fatto Quotidiano, per parlare della casa accogliente che Travaglio starebbe preparando per i suoi lettori: l’uso dei termini, poi, è alquanto indicativo: si vogliono riempire vasi più che accendere fuochi), libera dalla disinformazione, finirà per essere il gruppo più danneggiato. So che può sembrare privo di senso, ma seguite il mio ragionamento. Le persone intelligenti, quelle che sanno che la scienza è il metodo migliore per comprendere l’universo e che la prova è importante, quelle persone rimarranno intrappolate in una camera dell’eco che eliminerà la necessità di un pensiero critico.
Così, sempre su Valigia Blu, si dice dell’iniziativa cara alla Presidente Boldrini:
Per ora, è stato pubblicato un manifesto che poco fa capire di come saranno organizzati i corsi di alfabetizzazione alle notizie, ma che tradisce una certa distanza dalla cultura della Rete e che focalizza i suoi obiettivi più su come smascherare (e non diffondere) le false informazioni che sulla maturazione di un pensiero critico rispetto a tutto quello che leggiamo, indipendente da fonte e mezzo.
Lo scenario è davvero inquietante e la pagina di Marco Travaglio di oggi è la dimostrazione di quello che potrebbe succedere se a garanzia dei lettori vi fosse un’autorità ben più “potente e centrale” di un direttore/editore di un singolo quotidiano.
Io continuo comunque a pensare che, cito nuovamente da #1news2cents, “sarebbe interessante sperimentare un percorso di consapevolezza del lettore sul livello qualitativo di ciò che si legge, rendendo ad esempio disponibile un‘applicazione sul browser o un pulsante in coda all’articolo per assegnare un punteggio di qualità dell’articolo” che consideri gli attributi che avevo definito nel mio lavoro di ricerca”. Che era e continua ad essere l’obiettivo del mio lavoro: mettere a disposizione dei lettori un metodo che stimoli il pensiero critico e che non deleghi a nessuno se non a sé la scelta consapevole delle proprie fonti di informazione e conoscenza.