Ho dedicato qualche anno alla ricerca di un modello (Sociale più che di Business (*)) di un nuovo ecosistema informativo convinto che la questione riguardasse tutti i cittadini (al netto delle competenze professionali, infatti, mettevo e metto tutti sullo stesso piano: editori, giornalisti e lettori. Tutti cittadini, per l’appunto) e guidato dalla certezza (che era di allora ed ancora di più è di adesso) che la sostenibilità sociale portasse vantaggi a chiunque.
La conclusione è questa: il patrimonio delle relazioni (cioè il capitale sociale, la mutua fiducia) che si accumula durante le conversazioni stimolate da un articolo giornalistico (contenuto), che è la misura della qualità del lavoro giornalistico, ha un equivalente economico. Questo equivalente economico è il prezzo da pagare per un contenuto di qualità per ricompensare il giornalista e, per mezzo del lavoro giornalistico (che è guida di scelte consapevoli della vita quotidiana), anche il lettore.
Mi rinfranca leggere di “modelli a pagamento” e di “moneta di scambio rappresentata dalla fiducia dei lettori e dalla possibilità di condurli all’interno della conversazione” .
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(*) Il Modello di Business è, troppo spesso, quello che riguarda gli interessi solo di una piccola parte dell’ecosistema informativo; il Modello Sociale è quello che le comprende tutte e pone davvero al centro il lettore.