Quello che ci servirebbe (non a noi che siamo come è noto esperti di tuttoma alla massa dei cittadini, all’opionione pubblica in generale) è un giornalismo adulto, capace di decodificare i segni con cultura e approfondimento. Nella battaglia attuale è impossibile fidarsi di Report così come è impossibile fidarsi di Eni.
Intanto, il fatto resta: si è inaugurata -con un esempio di scuola- una nuova era di contraddittorio. Lo strumento si è dimostrato interessante. Ora tocca lavorare sull’information literacy e sulla capacità del pubblico di leggere in maniera critica l’informazione. Dall’una e dall’altra parte.
In questi due pensieri c’è molto del mio punto di vista sulla storia di “ENI contro Report”, raccontata – anche con i link dei tanti altri che ne hanno parlato fornendo interessantissimi dati e analisi – da Alberto Puliafito.
È, per me, sostanzialmente una questione di fiducia! Ed è una questione delicata. Perché se Mantellini dice che è impossibile accordare fiducia tanto a ENI quanto a Report; e se Granieri ritiene urgente lavorare sulla capacità del pubblico di leggere criticamente l’informazione delle due parti; vuol dire che queste due parti, Brand Journalism e Giornalismo, cioè – andando per definizioni – comunicazione e informazione, si stanno confondendo. Ma il pubblico, per l’appunto, ha bisogno di una guida di cui fidarsi!
Oppure queste definizioni non funzionano più? Se così fosse, bisogna preoccuparsene?
Di grazia, ne vogliamo parlare?