Editoria Locale secondo De Benedetti e – scusate – secondo me!

Editoria Locale? Di carta!

[…] la percezione è che l’informazione locale – non importa se stampata o digitale – non possa che continuare a “tirare”. I motivi sono semplici: è d’immediata utilità per chi vuol vivere pienamente nella propria comunità, è esclusiva, è affidabile.

Ho infine l’impressione che i giornali regionali o pluriregionali debbano guardare al futuro con maggiore apprensione. Perché nel nostro paese, il senso d’appartenenza riguarda da sempre più i campanili che le regioni e le aree metropolitane.

Lo scrive Carlo De Benedetti sull’Huffington Post Italia.

Sul primo punto direi che bisognerebbe definire il perimetro: quando si può parlare di locale? E quando di regionale? Nella mia ricerca ho lambito la questione e concludendo abbastanza drasticamente: i giornali nazionali devono andare online, quelli locali (parlo di bacini di utenza molto ristretti, qualche migliaio di utenti) su carta. Dal mio ultimo campionamento del fenomeno, datato Aprile 2013, è risultato che le versioni online dei quotidiani locali aggiungono molto poco alle rispettive versioni di carta. Le performance migliori del cartaceo delle Testate locali rispetto alle sorelle in rete sono testimoniate, oltre che da un calo di diffusione contenuto rispetto alla media, anche dai numeri non incoraggianti degli utenti unici e delle pagine Facebook.

Sul secondo ravviserei una potenziale deriva leghista: se il senso di appartenenza riguarda sempre più i campanili che le regioni, allora – per me – c’è evidentemente un problema.

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